TUTTO CIÒ CHE MI RESTA,
Il miracolo della musica composta nei lager
Auditorium Parco della Musica – Sala Santa Cecilia, Roma 26 gennaio 2015

 
 

Si è tenuto il 26 gennaio a Roma, presso l’Auditorium Parco della Musica, il concerto “Tutto ciò che mi resta: il miracolo della musica composta nei lager”: uno straordinario evento nato sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e l’egida della Presidenza del Consiglio dei Ministri, alla vigilia del Giorno della Memoria, che nel 2015 rievocava i 70 anni dall’apertura dei cancelli del campo di sterminio di Auschwitz.

L’evento patrocinato dal Comitato di Coordinamento per le celebrazioni in ricordo della Shoah ed organizzato dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e dalle Associazioni BrainCircleItalia e MusaDoc in collaborazione con l’ Accademia Nazionale di Santa Cecilia e la Fondazione Musica per Roma, con il supporto di DocLab/Intergea e dell’Università Ebraica di Gerusalemme è stato molto più di un concerto. E’ stata presentata infatti per la prima volta una emozionante selezione di musiche scritte nei campi di concentramento, per ridare la voce a grandi musicisti deportati e spesso trucidati dai nazisti. Scrivere musica era per loro l’unico modo di conservare la propria identità e di esprimere la spiritualità.

Queste opere sono tornate alla luce grazie al lavoro attento e appassionato del musicologo e pianista Francesco Lotoro, che, a sue spese, con caparbio impegno trentennale, ha saputo lottare contro lo scetticismo degli addetti ai lavori e il riserbo dei sopravvissuti, restituendoci, restaurate e digitalizzate, quasi 5.000 composizioni musicali nate nei lager nazisti e nei campi di prigionia della Seconda Guerra Mondiale.

Il concerto ha visto l’eccezionale contributo di Ute Lemper, straordinaria interprete di fama mondiale, accompagnata al piano da Vania Gierig, che da anni collabora con lei. La sua performance, resa particolarmente simbolica dalla sua origine tedesca, ha regalato agli ospiti momenti di intensa emozione.

Grandi star internazionali hanno accettato l’invito a far rivivere la musica scritta nei lager, che spazia tra tutti i generi: classica, sinfonica, jazz, klezmer, cabaret. Il concerto ne ha proposto un’ampia selezione, grazie al violino classico di Francesca Dego, giovanissima virtuosa italiana chiamata a esibirsi nei più importanti teatri del mondo, accompagnata dall’altrettanto giovane e talentuosa pianista Francesca Leonardi; alla voce di Myriam Fuks, considerata una delle massime cantanti yiddish; e alle improvvisazioni pirotecniche di Roby Lakatos, celebre violinista di origine gitana. Anche il popolo rom fu oggetto delle persecuzioni naziste, e l’incontro tra musicisti ebrei e rom diede vita ad esperienze musicali uniche nel loro genere, ricreate magistralmente per la prima volta sul palcoscenico.

La messa in scena dello spettacolo curata da Marco Visalberghi – noto regista e produttore del film “Sacro GRA” che nel 2013 vinse il Leone d’Oro di Venezia – è stata scandita dalle storie di alcuni compositori rievocate dall’attore Marco Baliani, che ha contribuito alla stesura dei testi. Durante la serata sono state proiettate in anteprima mondiale alcune sequenze del film “Il Maestro”, una co-produzione italo/francese realizzata da Intergea, DocLab, Les Bons Clients ed Intuition Films, che racconta il lavoro di ricerca e recupero compiuto da Francesco Lotoro, nelle sale cinematografiche nell’autunno del 2015.

Il PMCE-Parco della Musica Contemporanea Ensemble diretto da Tonino Battista, i solisti e il Coro Voci Bianche dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, il Coro Ha-Kol, il virtuoso di cymbalon Marian Serban, la voce tzigana di Marian Balog, il baritono Angelo De Leonardis e il cantore Paolo Candido a completamento del cast musicale.

Ha portato la sua testimonianza nel concerto anche Andrea Satta, leader del gruppo musicale “Têtes de bois”, e figlio di un deportato a Auschwitz, che per una fatidica coincidenza si salvò dall’incendio appiccato ai dormitori da un ufficiale tedesco al momento dell’arrivo dell’esercito russo.

Nonostante la disumana condizione di vita nei lager e la implacabile sorveglianza delle guardie, la produzione musicale nei campi di concentramento fu copiosa: la musica era infatti l’unica virtuale via di fuga dall’abbrutimento del quotidiano, ed è un miracolo che parte di quel repertorio sia sopravvissuto: una raccolta fatta di opere scritte su sacchi di juta, ritagli di stoffa, carta igienica, e su qualsiasi altro supporto di fortuna. Furono ritrovati nelle infermerie e nelle baracche dei campi e riportati alla luce grazie ai trafugamenti di guardie complici e alle trascrizioni dei prigionieri politici, oppure ricostruiti da Francesco Lotoro attraverso le memorie dei sopravvissuti. La musica è tutto ciò che ai deportati restava, e spesso tutto ciò che ci resta di loro.

Il concerto è stato ideato e organizzato da Viviana Kasam, insieme a Marco Visalberghi, Marilena Citelli Francese e Oscar Pizzo, in collaborazione con l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e la Fondazione Musica per Roma.

Il celebre artista Mimmo Paladino ha generosamente realizzato per l’evento sette disegni..

Il concerto è stato trasmesso in diretta televisiva da Rai5 e in web streaming in tempo reale (www.tuttociochemiresta.it), così da portare in tutto il mondo queste note che la Shoah non è riuscita a distruggere, e trasmettere un messaggio di speranza per il futuro attraverso le voci del Coro Voci Bianche dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, che ha concluso l’evento.

L’evento è stato realizzato grazie al contributo di Ferrovie dello Stato Italiane, Salini Impregilo, Gruppo Unipol, Bawer, Istituto Luce e Casa Italiana Zerilli Marimò della NYU.

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